Altro che Fontana di Trevi, questa si trova a Messina ed è altrettanto bella e ricca di storia. Vale la pena fare una visita!
L’Italia è ricca di opere d’arte e strutture architettoniche meravigliose che nel corso del tempo sono diventate il simbolo della nostra cultura nel mondo. Tutti conoscono il Colosseo, il Duomo di Milano e la Fontana di Trevi, tanto per fare alcuni esempi. Tuttavia, ci sono anche delle altre costruzioni altrettanto belle e ricche di storia che sono, però, meno conosciute.
Tra queste c’è anche una splendida fontana a Messina che vale assolutamente la pena vedere almeno una volta nella vita. Fu costruita nel 1557 ad opera di Giovan Angelo Montorsoli e venne dedicata ad Orione per celebrare l’arrivo in città dell’acqua, con il primo acquedotto.
Come certamente avrete capito stiamo parlando della Fontana del Nettuno, un vero capolavoro dell’architettura del Bel Paese.
La Fontana del Nettuno a Messina è un’imponente costruzione che risale al 1557. Fu realizzata dal religioso, scultore e architetto Giovan Angelo Montorsoli, nato a Firenze nel 1507, il quale lavorò anche con Michelangelo Buonarroti, scolpendo il San Cosma per la Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze.
Durante la sua permanenza nella città dello Stretto, dal 1547 al 1557, Montorsoli realizzò anche l’Apostolato e il pavimento per il Duomo e la Torre della Lanterna. La sua opera maggiore rimane tuttavia la Fontana del Nettuno. Voluta dal Senato messinese da dedicare ad Orione, per celebrare l’arrivo dell’acqua in città con l’acquedotto.
Prima del terremoto del 1908 si trovava sulla curva portuale di fronte alla “Palazzata” ottocentesca. Nel 1934 si decise di trasferirla nel sito che occupa attualmente. Di fatto, rappresenta l’allegoria delle pericolose acque dello Stretto che trovano la loro personificazione nei mostri Scilla e Cariddi. La statua di Scilla, danneggiata dai colpi di cannone durante la rivolta antiborbonica del 1848, è stata sostituita da una copia di Letterio Subba mentre l’originale è conservata nel Museo Regionale, proprio come il Nettuno, la cui copia ottocentesca è una riproduzione fedele di Gregorio Zappalà.
Dal centro della vasca, che poggia su un grande basamento quadrangolare a gradini ornato da pannelli in bassorilievo con raffigurazioni di tridenti, conchiglie e delfini, si innalza un piedistallo con agli angoli quattro cavalli marini idrofori. Ai lati si trovano Scilla e Cariddi, entrambe rappresentate con sembianze di donna, sovrastate dalla potenza di Nettuno, con un tridente sulla mano sinistra e un delfino la cui coda si attorciglia ad una gamba.
Il tutto è reso con grande pathos, tanto che è praticamente impossibile non rimanere incantati dall’imponenza della costruzione. Un’opera d’arte architettonica decisamente dello stesso valore della ben più nota Fontana di Trevi.
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