Pensate tutti che il caffè sia arrivato per primo a Napoli? Vi sbagliate di grosso! A regalare l’adorata bevanda al nostro Paese è stata un’altra splendida città, crocevia di commercio e nuove culture e tendenze fino a qualche secolo fa.
Il caffè espresso è uno dei simboli dell’italianità nel mondo e tutti, noi inclusi, tendiamo a accomunare questa deliziosa bevanda alla città di Napoli. Lì la tazzina di caffè è una vera istituzione, deve essere preparata in un certo modo e su alcuni particolari i suoi abitanti proprio non transigono. Eppure nonostante possa essere facile pensarlo, non è stato il capoluogo partenopeo a portare il caffè in Italia!
Impossibile? Niente affatto. A farlo è stata infatti un’altra città italiana, piuttosto distante da Napoli, che fino a qualche secolo fa era un vero crocevia per il commercio europeo e mondiale, con arrivi pressoché quotidiani da tutti gli angoli del mondo. È proprio grazie alla sua importanza come porto franco che fin dal Settecento hanno iniziato a arrivare sui suoi moli navi contenenti chicchi di caffè destinati a essere portati presso Le corti più importanti del nord Europa. Un commercio che di lì a poco sarebbe diventato preziosissimo e avrebbe portato addirittura alla creazione della Borsa del Caffè. Avete capito adesso a quale città ci stiamo riferendo?
Non è Napoli la città a cui si deve l’arrivo del caffè in Italia: si tratta proprio di lei
Oggi questa città affacciata sul mar Adriatico non perde il suo profondo legame con il caffè: proprio qui ha sede infatti una delle aziende più importanti del settore, la Illy. Parliamo naturalmente di Trieste, tra le città più belle e eleganti del nostro Paese, a sorpresa anche dispensatrice di una bevanda della quale oggi fanno a meno in pochi. Per i triestini bere il caffè è un vero rito, e difficilmente si vedrà qualcuno di loro berlo in fretta e furia al bancone di un bar, al contrario sarà facile trovarli in uno dei tanti caffè sparsi per la città mentre si gustano la loro bevanda preferita seduti in tutta tranquillità al tavolino.
Gli abitanti di Trieste hanno addirittura messo a punto particolari espressioni per definire le diverse bevande: l’espresso è da loro chiamato nero, per intendere quello bevuta in tazzina, mentre nero in b nel bicchiere di vetro. Il decaffeinato si chiama invece deca o deca in b per lo stesso motivo già accennato poco prima. Desiderosi di uno macchiato? Sarà sufficiente chiedere un capo, e per ottenere un cappuccino si dovrà domandare al cameriere un caffelatte. Tra i locali storici di Trieste che ancora oggi hanno come loro punta di diamante questa fantastica bevanda, il Caffè Urbanis, il Torinese, il Tommaseo, il San Marco e il Caffè degli Specchi.