Non ce ne rendiamo conto ma l’invecchiamento del nostro corpo non è affatto omogeneo: alcune parti invecchiano prima di altre. Vediamo come funziona.
Invecchiare fa parte della vita, per fortuna o purtroppo: con il passare degli anni il volto cambia, compaiono le prime rughe, i primi capelli bianchi e anche l’energia fisica non è più proprio la stessa. Tuttavia, un nuovo studio ha messo in evidenza un fatto curioso: il nostro corpo non invecchia in modo omogeneo.
In pratica ci sono alcuni organi e alcune parti dell’organismo che possono invecchiare più velocemente di altre e questo è indipendente dalla nostra età anagrafica. Quindi quando senti una persona che, a soli 30 anni, dice “mi sento un 80enne” potrebbe non essere del tutto falso.
Come, del resto, ci sono 50enni che si sentono come se avessero 30 anni o anche meno. Questa nuova ricerca si è soffermata proprio sul dislivello che può esserci tra la nostra età anagrafica e l’età biologica del nostro corpo. I risultati sono stati sorprendenti ma, soprattutto, potrebbero portare le cure mediche a fare enormi passi avanti.
Quanti anni hai veramente? La tua età anagrafica e la tua età biologica potrebbero non coincidere ma non è tutto: alcune parti del tuo corpo potrebbero essere più vecchie di altre. Un nuovo studio condotto da un team dell’Università di Stanford ha fatto una scoperta rivoluzionaria in tal senso. Vediamo cosa è emerso da questa nuova ricerca.
Un team di ricercatori della Stanford University ha svolto una ricerca che ha coinvolto 44.500 individui tutti di età compresa tra i 40 e i 70 anni. I ricercatori hanno analizzato l’età biologica di 11 organi soffermandosi sui marcatori proteici nei campioni di sangue. Lo scopo era capire se c’erano differenze, a livello d’invecchiamento, tra i vari organi del corpo.
Quello che è emerso è stato davvero interessante e, soprattutto, utile a livello medico. Infatti il nostro corpo non ha necessariamente la nostra stessa età e alcuni organi possono invecchiare prima di altri. Ad esempio una persona di 50 anni potrebbe avere un cuore più vecchio rispetto alla sua età anagrafica ma cervello e reni più giovani.
Dalla ricerca è emerso che un predittore molto significativo dell’invecchiamento è la proteina NEFL la quale è, spesso, alla base delle malattie neurodegenerative. In pratica se una persona ha questi marcatori nel sangue è più probabile che sviluppi certe patologie e, quindi, i medici possono giocare d’anticipo per prevenirne la comparsa migliorando significativamente non solo la durata ma anche la qualità della vita dei pazienti.
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