Fuori programma al concerto di Renato Zero: il noto cantante si è scagliato contro la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Renato Zero ha espresso una ferma opposizione al progetto del Ponte sullo Stretto durante il concerto tenutosi il 7 novembre al PalaRescifina di Messina. Le sue dichiarazioni, accolte con entusiasmo dal pubblico, hanno evidenziato una visione critica nei confronti di un’opera che, secondo lui, rischierebbe di compromettere un paesaggio naturale unico.
Zero ha sottolineato come il ponte venga presentato come una soluzione per migliorare la fruibilità della Sicilia, ma ha messo in dubbio i reali benefici, sostenendo che tale infrastruttura potrebbe invece soffocare la bellezza e l’autenticità del territorio. Nel corso della serata, il cantante ha sottolineato il valore inestimabile del panorama offerto dallo Stretto di Messina, un patrimonio naturale che, a suo avviso, non dovrebbe essere sacrificato in nome del progresso.
Il cantante Renato Zero criticato per la sua contrarietà al Ponte sullo Stretto
La sua posizione, espressa in modo deciso, è stata accolta con un lungo applauso, segno di un forte consenso tra i presenti. Zero ha messo in dubbio l’effettiva necessità del ponte, contrapponendo alla retorica dello sviluppo economico il valore intrinseco di un paesaggio incontaminato. La questione ha sollevato un acceso dibattito, coinvolgendo anche alcuni fan storici dell’artista.
Tra questi, Giovanni Calabrò, cittadino messinese e sostenitore del progetto, che ha pubblicato una lettera aperta rivolta a Renato Zero, criticando la sua posizione. Calabrò ha ricordato con affetto il suo passato da “sorcino” e ha espresso sorpresa per le dichiarazioni del cantante, chiedendosi cosa abbia portato Zero, noto per il suo impegno ambientalista, a schierarsi contro un’opera che potrebbe migliorare la qualità della vita degli abitanti della Sicilia e della Calabria.
Calabrò ha inoltre evidenziato una presunta contraddizione nelle parole di Zero, facendo riferimento al progetto di Fonopoli, un’iniziativa lanciata dal cantante negli anni ’90 per creare una cittadella delle arti a Roma. Secondo Calabrò, anche Fonopoli richiedeva ingenti risorse economiche, raccolte attraverso donazioni e crowdfunding.
Questo paragone è stato utilizzato per sottolineare come anche Zero, nel passato, abbia chiesto il supporto finanziario dei suoi fan per un progetto ambizioso e visionario. Calabrò ha riconosciuto il valore culturale di Fonopoli, ma ha criticato la scelta di opporsi a un’infrastruttura che, secondo lui, rappresenterebbe un progresso essenziale per la Sicilia.
Il progetto di Fonopoli, infatti, è stato segnato da una serie di battute d’arresto e delusioni, soprattutto a causa della mancanza di continuità politica. Dopo un iniziale sostegno da parte del Comune di Roma durante la giunta Veltroni, l’arrivo della giunta Alemanno ha comportato un cambio di priorità, portando al blocco dell’iniziativa.
Questa esperienza ha lasciato Zero profondamente deluso, rafforzando la sua sfiducia verso le istituzioni politiche. Tuttavia, secondo Calabrò, questa sfiducia non dovrebbe tradursi in un’opposizione a un’opera come il Ponte sullo Stretto, che potrebbe rappresentare una svolta per l’intero Mezzogiorno.
Diverse opinioni sul progetto avveniristico
La lettera di Calabrò si conclude con un appello a Zero affinché riconsideri la sua posizione, sottolineando che il Ponte non dovrebbe essere visto come un simbolo politico, ma come un’opportunità di crescita e sviluppo per un territorio da troppo tempo isolato. Calabrò ha evidenziato come, nonostante le divergenze di opinione, il Ponte sullo Stretto potrebbe essere un progetto capace di unire e non di dividere, offrendo una connessione stabile e continua tra Sicilia e Calabria.
Questo scambio di opinioni riflette le profonde divisioni esistenti attorno al progetto del Ponte, simbolo di un dibattito che intreccia sviluppo economico, sostenibilità ambientale e identità culturale. La posizione di Renato Zero, seppur criticata, ha il merito di riportare al centro della discussione il valore del patrimonio naturale, un aspetto che troppo spesso rischia di essere messo in secondo piano in nome del progresso